racconti

una selezione

Tredici secondi, Ellerì

«Se tornassi indietro mi vestirei di bianco per confondermi con gli scaffali del latte, mi lascerei cancellare dalle luci dei frigoriferi. Gilda fingerei di non vederla, difficilmente le parlerei, ma mi veniva incontro con una tale determinazione». Leggi tutto

Il mio estremo incognito, Cadillac

«Le mie scarpe sono bianche e hanno sopra stampati i fiori, i lacci sono larghi e non ci faccio mai il nodo. Ho cambiato colore di capelli ma non è stato per noia, lo sapevo che ero bionda e un giorno semplicemente ho smesso di negarlo». Leggi tutto

Il cacciavite, Inutile

«Le avevo detto, Benedetta, senti a tuo padre, per queste cose ci vuole un’altra testa. Ma tanto lei non mi ascolta, fa come vuole sempre. Si arrotola i capelli intorno al dito e cambia stanza». Leggi tutto

Quel poco che so di te, Cadillac

«Mi chiedo se questo posto ci assomiglia, se si può assomigliare a un deserto di ferro e di polvere, a un’isola di cemento, alla tristezza che ti afferra la gola quando vai a buttare la spazzatura e senti i cani che abbaiano dai balconi». Leggi tutto

L’amica montabile, Colla, Premio Treccani Web

«La mia amica è fatta a pezzi, te la devi montare. Ha gli occhi di Erre e la bocca di A. I piedi di E e le mani di mia madre. Il cuore di mia sorella e la curiosità di Esse. Le storie di Ci. La voce di Elle, le parole di I. I ricci di Pi. Il sorriso di Esse, un’altra Esse. Le immagini di A, un’altra A. Il mondo come lo vede Emme. La mia amica, ne incontro mensole e bulloni, ante e cassetti, schede madri e processori, rotelle e cavi». Leggi tutto

Le cose che non dico, Cadillac

«La prima volta è successo con Sandro, sarà stato quindici anni fa. M’insegnava a cantare. Devi sentire il diaframma, diceva, e mi sfiorava il torace con i pollici. Respira un poco e tieni l’aria come su un lenzuolo, sostienila, diceva, aiutati con gli addominali più bassi come a voler fare un colpo di tosse, così, mi prendeva le mani». Leggi tutto

Speriamo di vederci sempre, Flanerì

«Da quando sono arrivata qui mi capita di pregare. Anche adesso che infilo un passo dietro l’altro sulla neve, muovo appena le labbra. Ave regina dei cieli che rechi nel mondo la luce, pronuncio piano. “Come dice?” mi chiede la signora dell’alimentari impegnata a liberare l’ingresso dal ghiaccio. Ha i capelli lunghi, legati in una treccia arrotolata dietro la nuca. Insieme ai fustini di Dash vende pure il pane». Leggi tutto

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